Maria Furlan (1921-2022)
Ho incontrato Maria Furlan per la prima volta nell’autunno 2014. Venni contattata da una sua nipote che lesse un articolo sul mio libro «La Casa delle Girandole». Mi parlò di questa signora di più di 90 anni che realizzava quadri con la macchina da cucire.
Decisi di andare a vedere di persona di cosa si trattava, ma dentro di me ero convinta mi sarei trovata di fronte a un’anziana dedita all’arte del ricamo. Fu una delle tante volte in cui la vita mi diede una grande lezione, insegnandomi che l’umiltà è una virtù da non dimenticare mai.
Quando varcai la soglia della casa di Maria Furlan, sita a Oderzo (Treviso), mi trovai in una vera e propria casa-museo e la sua custode, lungi dall’essere un’anziana ricamatrice, era una donna estremamente intelligente, colta, forte, energica e indipendente. A questo si aggiungeva il suo talento straordinario: con una vecchia macchina da cucire riproduceva i grandi capolavori dell’arte e realizzava quadri di sua fantasia (gli unici che firmava).
Inutile interrogarla sulla tecnica usata: era il filo che le parlava, in un dialogo silenzioso che solo le sue orecchie sapienti sentivano. A parlarle non solo il filo, ma anche gli artisti del passato: dietro ogni opera c’erano ore e ore trascorse sui libri a studiare.
Quella donna così carismatica mi catturò subito: dai miei incontri con lei nacque il libro «Maria Furlan: artista del filo» (Piazza, 2016).
La vera scommessa, in realtà, era tutelare le sue opere: consapevole della sua età avanzata, durante i nostri incontri e telefonate spesso mi chiedeva che fine avrebbero fatto tutti i suoi quadri quando sarebbe sopraggiunta la morte. La rassicuravo, convinta che la sua casa-museo sarebbe sopravvissuta. Purtroppo non riuscii a mantenere la mia promessa: Maria venne a mancare nel 2022 e della sua casa non resta più nulla. La collezione è stata smembrata tra vari privati.
Rimane un dolce ricordo di lei nel documentario «Sul filo degli anni» di Sara Pigozzo ed Enrico Meneghelli, ma soprattuto nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerla.
Nella primavera del 2024 incontrai due persone particolarmente devote alla memoria di Maria: Massimo e Antonietta Bagolin. Due belle persone che si sono dedicate con sincera amicizia a Maria cercando di valorizzare la sua arte, raccogliendo foto e articoli. Da loro venni a sapere anche di un altro particolare della vita di Maria: appena ventenne dovette separarsi dal fidanzato perché chiamato alle armi. Lei gli disegnò su un pezzetto di stoffa nera un Sant’Antonio usando uno stuzzicadenti e della candeggina: un piccolo portafortuna che il marito portò sempre con sè nel portafogli e che Maria ritrovò soltanto nel 2019, diversi anni dopo essere rimasta vedova. Una prima manifestazione della sua vena artistica e una premonizione di ciò che sarebbe stata la sua vita.
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Conocí a Maria Furlan por primera vez en otoño de 2014. Me escribió una sobrina suya que había leído un artículo sobre mi libro «La Casa de los Molinillos». Me habló de esta señora de más de 90 años que hacía cuadros con la máquina de coser.
Decidí ir a ver de qué se trataba, pero estaba convencida de que me encontraría frente a una anciana dedicada al arte del bordado. Fue una de las muchas veces que la vida me dio una gran lección, enseñándome que la humildad es una virtud que nunca hay que olvidar.
Cuando crucé el umbral de la casa de María Furlan, en la ciudad de Oderzo (Treviso), me encontré en una verdadera casa-museo y su guardiana, lejos de ser una anciana bordadora, era una mujer extremadamente inteligente, culta, fuerte, enérgica e independiente. A esto se añadía su extraordinario talento: con una vieja máquina de coser reproducía famosas obras de arte y realizaba cuadros de su fantasía (los únicos que firmaba).
Inútil pedirle información sobre la técnica usada: era el hilo que le hablaba, en un diálogo silencioso que solo sus orejas sabias oían. A hablarle no solo el hilo, sino también los artistas del pasado: detrás de cada obra había horas y horas de estudio.
Esa mujer tan carismática me capturó enseguida: de mis encuentros con ella nació el libro «Maria Furlan: artista del hilo» (Piazza, 2016).
El desafío, en realidad, era tutelar sus obras: consciente de su edad avanzada, durante nuestros encuentros y llamadas telefónicas a menudo me preguntaba qué pasaría con todos sus cuadros cuando llegara la muerte. Le aseguré que su casa-museo sobreviviría. Lamentablemente no pude cumplir mi promesa: María falleció en 2021 y de su casa ya no queda nada. Su colección ha sido desmembrada.
Queda solo un dulce recuerdo de ella en el documental «Sobre el hilo de los años» de Sara Pigozzo y Enrico Meneghelli, pero sobre todo en los corazones de quien tuvo la suerte de conocerla.
En la primavera de 2024 encontré a dos personas particularmente devotas a la memoria de María: Massimo y Antonietta Bagolin. Dos personas amables que se han dedicado con sincera amistad a María tratando de valorizar su arte, recogiendo fotos y artículos. Gracias a ellos me enteré también de otro detalle de la vida de María: a los veinte años tuvo que separarse de su novio porque lo llamaron del ejército. Ella le dibujó en un trozo de tela negra un San Antonio con un palillo y lejía: un pequeño amuleto de la suerte que su marido llevó siempre consigo en la cartera y que María encontró solo en 2019, varios años después de quedarse viuda. Una primera manifestación de su vena artística y una premonición de lo que sería su vida.
Alcune foto sono dei coniugi Bagolin.