Giacomo Poletti (1931-2021)

Giacomo Poletti, nato nel 1931, è conosciuto per il suo Parco dell’Arte, creato a Talada (Ventasso – Reggio Emilia) insieme alla moglie Isa.

È da lei e dal loro figlio Mino che sono stata accolta durante la mia visita, un pomeriggio estivo di fine luglio 2024. Subito si percepiscono la gentilezza e la bontà di Isa, che con i suoi 90 anni trascorre i pomeriggi al Parco, in attesa di qualche visitatore di passaggio, per tenere viva la memoria del marito, scomparso nel 2021.

Una vita lunga, vissuta fianco a fianco, iniziata nel 1954 con il matrimonio e trascorsa tra varie vicissitudini, nel tentativo di costruirsi qualcosa: all’inizio un lavoro come muratore, nel 1956 il trasferimento in Australia, nel 1962 il rientro a Talada e l’avvio di un allevamento di polli, dal 1970 al 1972 la gestione di un ristorante a Monterosso (La Spezia) e, infine, l’impiego presso il macello di Busana, portato avanti fino al momento del pensionamento, nel 1991.

Isa ricorda la vita insieme con malinconia, parla delle giornate di duro lavoro e della soddisfazione che provavano alla sera per ciò che si stavano costruendo insieme.

L’attività scultorea di Giacomo iniziò nel 1975, all’età di 45 anni, la prima opera fu un busto di Cristo e proseguì con altri soggetti religiosi. In seguito, lo scalpello si posò su soggetti appartenenti al mondo che lo circondava: animali, persone, piante, fiori, mani… I materiali prediletti erano il legno e la pietra: d’inverno, non potendo stare all’esterno, lavorava il legno nella cucina di casa; d’estate invece operava direttamente sulle pietre del giardino.

A dare il via a tutto fu proprio Isa, che incoraggiò il marito dimostrando di credere in lui e divenne la sua prima interlocutrice: Giacomo le chiedeva continuamente consigli e lei lo supportava instancabilmente. Ricorda ancora le serate passate a rassettare la cucina, non nega i sacrifici fatti, ma non se ne pente, poiché sono indispensabili per ottenere qualcosa nella vita e senza quei sacrifici il Parco dell’Arte non sarebbe esistito.

A guidare la mano di Giacomo soltanto la sua fantasia: non realizzava disegni preparatori, ogni singola opera nasceva in modo graduale, come l’intero parco, senza un progetto complessivo. A proposito, il figlio ama raccontare un aneddoto: uno scultore milanese chiese a Poletti chi fosse la modella per una figura femminile rappresentata su una roccia del giardino e quando Giacomo disse di non aver avuto modelle, ma di averla modellata mano a mano partendo dal naso, lo scultore se ne risentì sentendosi preso in giro.

Poletti con grande maestria liberava i soggetti imprigionati nel legno o nella pietra aiutandoli a emergere: era una scultura “per via di levare” che non consentiva errori, poiché se si sbaglia un colpo di scalpello non si può tornare indietro. Questo lo si vede bene nell’ultima opera: il ritratto di una donna viene alla luce dal legno richiamando i “non finiti” michelangioleschi.

Oltre alle sculture Poletti decorava anche vecchie piagne: su queste lastre di pietra tipiche della lunigiana, con cui in passato si costruivano i tetti delle case, tracciava dei disegni con una tecnica di sua ideazione, consistente nel grattare la superficie in modo da togliere la parte “vecchia” della pietra, di colore nero.

La casa di Talada accoglie decine di opere, ma la produzione di Poletti non si esaurisce lì: molte sono le sculture regalate ad amici e conoscenti; molte anche le opere pubbliche realizzate, come l’altare nella chiesa di Talada e la fontana nella piazza principale di Cervarezza.

Numerosi i premi vinti, ma non era questo ad animare Poletti, la produzione artistica lo soddisfaceva al di là di eventuali riconoscimenti ufficiali, tanto che quando lo fecero Cavaliere di Malta non si recò nemmeno alla cerimonia di ritiro del mantello.

La moglie Isa contribuì ad arricchire il Parco dell’Arte non soltanto in veste di compagna di vita e avventura di Giacomo: amante degli oggetti, di qualunque tipologia, ha trascorso anni a raccoglierli e catalogarli. Con molti di essi ha realizzato degli assemblaggi che abbelliscono il giardino, ridando nuova vita a oggetti di scarto. Inoltre, è stata autrice di alcune teste di terracotta: lo scultore locale Montecchi regalò a Giacomo della terracotta dicendogli di provarla, ma lui non volle saperne, reputandola più facile del legno, così la usò la moglie. Nate per caso, queste teste femminili e maschili fanno bella mostra di sé insieme alle opere del marito, testimoniando una vena artistica che appartiene all’intera famiglia: anche Ernestina, sorella di Isa, dipinge da autodidatta.

Esplorare l’interno e l’esterno del parco, accompagnati dai racconti di Isa e del figlio, è un’esperienza preziosa: ovunque c’è traccia della loro vita insieme, trascorsa in quel microcosmo in cui erano stati felici, senza mai avvisare segni di stanchezza. A testimonianza di questo loro legame speciale c’è l’impronta delle loro mani collocata ad accogliere i visitatori insieme alla scritta Parco dell’Arte.

E ora che Giacomo, uomo estremamente buono e semplice, ha lasciato i suoi cari, quest’ultimi continuano a prendersi cura dell’eredità lasciata, reputandola molto più importante dei soldi: un insegnamento, questo, da prendere a esempio.

Ringrazio Isa e Mino per la giornata trascorsa insieme, per il loro lavoro in memoria di Giacomo, nonché per la scultura donatami.

Giacomo Poletti, nacido en 1931, es conocido por su Parque del Arte, creado en Talada (Ventasso – Reggio Emilia) junto con su esposa Isa.

Fueron ella y su hijo Mino que me recibieron durante mi visita, una tarde de verano a finales de julio 2024. Inmediatamente se percibe la bondad y la amabilidad de Isa, que con sus 90 años pasa las tardes en el parque, esperando a los visitantes, para mantener viva la memoria de su marido, desaparecido en 2021.

Una vida larga, vivida lado a lado, iniciada en 1954 con el matrimonio y transcurrida entre varias vicisitudes, en el intento de construirse algo: al principio un trabajo como albañil, en 1956 la transferencia a Australia, en 1962 el regreso a Talada donde abriron una granja de pollos, de 1970 a 1972 la gestión de un restaurante en Monterosso (La Spezia) y, por último, el empleo en el matadero de Busana, llevado a cabo hasta la jubilación, en 1991.

Isa recuerda su vida juntos con melancolía, cuenta los duros días de trabajo y la satisfacción que sentían por la noche por lo que estaban construyendo juntos.

La actividad escultórica de Giacomo comenzó en 1975, a los 45 años, la primera obra fue un busto de Cristo y continuó con otros temas religiosos. Después, representó sujetos que pertenecían al mundo que lo rodeaba: animales, personas, plantas, flores, manos… Los materiales preferidos eran la madera y la piedra: en invierno trabajaba la madera en la cocina de casa; en verano, por el contrario, esculpía directamente las piedras en el jardín.

Todo comenzó gracias a Isa, quien animó a su marido creyendo en él y se convirtió en su primera interlocutora: Giacomo le pedía continuamente consejos y ella lo apoyaba incansablemente. Todavía recuerda las noches que pasaron limpiando la cocina, no niega los sacrificios hechos, pero no se arrepiente, porque son indispensables para conseguir algo en la vida y sin esos sacrificios el Parque del Arte no habría existido.

La mano de Giacomo solo estaba guiada por su imaginación: no realizaba dibujos preparatorios, cada obra nacía gradualmente, como todo el parque, sin un proyecto global. Al respecto, el hijo ama contar una anécdota: un escultor milanes le preguntó a Poletti quién era la modelo de una figura femenina representada en una roca del jardín y cuando Giacomo dijo que no había tenido modelos y que la modeló a partir de la nariz, el escultor se sintió ofendido.

Poletti con gran maestría liberaba a los sujetos atrapados en la madera o en la piedra ayudándolos a emerger: era una escultura «per via di levare», obtenida quitando material y que no permitía errores, porque si te equivocas no puedes volver atrás. Esto se ve en su última obra: el retrato de una mujer sale a la luz desde la madera, recordando el no-acabado de Miguel Ángel.

Además de las esculturas, Poletti también decoraba viejas “piagnas”: sobre estas placas de piedra típicas de la lunigiana, con las que en el pasado se construían los techos de las casas, trazaba dibujos con una técnica de su ideación, consistente en raspar la superficie para quitar la parte «vieja» de la piedra, de color negro.

La casa de Talada acoge decenas de obras, pero la producción de Poletti no se agota allí: muchas son las esculturas regaladas a amigos y conocidos; muchas también las obras públicas realizadas, como el altar en la iglesia de Talada y la fuente en la plaza principal de Cervarezza.

Numerosos los premios ganados, pero no era esto que animaba Poletti, la producción artística le satisfacía más allá de los reconocimientos oficiales, por ejemplo cuando lo hicieron Caballero de Malta ni siquiera fue a la ceremonia de retiro del manto.

Su mujer Isa contribuyó a enriquecer el Parque del Arte no solo como compañera de vida y aventura de Giacomo: amante de los objetos, de cualquier tipo, pasó años recogiéndolos y catalogándolos. Con muchos de ellos ha realizado conjuntos que embellecen el jardín, dando nueva vida a objetos de desecho. Además, fue autora de algunas cabezas de terracota: el escultor local Montecchi regaló a Giacomo la terracota diciéndole que la probara, pero él no lo hizo, considerándola más fácil que la madera, así que su la usó Isa. Nacidas por casualidad, esas cabezas femeninas y masculinas hacen muestra de sí mismas junto con las obras del marido, testimoniando una vena artística que pertenece a toda la familia: Ernestina, hermana de Isa, también pinta como autodidacta.

Explorar el parque acompañados por Isa y su hijo, es una experiencia preciosa: en todas partes hay el rastro de su vida juntos, pasada en ese microcosmos donde fueron felices, sin nunca advertir los signos de cansancio. Como testimonio de este vínculo especial, las huellas de sus manos se colocan para recibir a los visitantes junto con la inscripción Parque del Arte.

Y ahora que Giacomo, un hombre muy bueno y sencillo, ha dejado a su familia, esta sigue cuidando la herencia que él dejó, considerándola mucho más importante que el dinero: una enseñanza, esa, para tomar como ejemplo.

Agradezco a Isa y Mino por el día que hemos pasado juntos, por su trabajo en memoria de Giacomo, así como por la escultura que me regalaron.

Foto verticali, da sinistra a destra: la prima rappresenta i genitori di Poletti; la quarta è la sua ultima opera; la quinta mostra le teste in terracotta di Isa.

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